RANDAGIO O LIBERO?

"Randagio" etimologicamente significa : vagare senza una direzione rettilinea. 

Ma per chi ha avuto la fortuna di osservare i cani liberi sul territorio è evidente quanto questi animali abbiano invece le idee molto chiare sulla loro direzione di vita : dove vivere, come e con chi.

Riflettere su questo forse potrebbe farci riconsiderare la nostra modalità di approccio ai cani liberi, a come ne condanniamo purtroppo tantissimi a vivere rinchiusi nei canili, e a come ci rapportiamo talvolta con i nostri cani domestici. Sono fermamente convinta che se davvero vogliamo capire e rendere felice il nostro cane dovremmo partire dalle sue origini. 

L’80-85% della popolazione canina al mondo è costituita da cani che vivono allo stato libero. Solo il 15-20% sono cani domestici. 

Va da sé che per conoscere chi è davvero il cane per forza di cose dobbiamo sapere chi è quando vive allo stato libero.

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Se vogliamo adottare un cane dobbiamo sapere da dove arrivano i cuccioli di cui vediamo le foto su Facebook o i cani che incontriamo in un canile. 

Dobbiamo capire chi sono quei cani, quale personalità hanno, chi era la loro mamma, dove vivevamo. 

Questo è fondamentale per poter intuire chi potrà essere da grande quel cucciolo e se potrà adattarsi alla nostra vita o comunque per poter comprendere la personalità di quel cane adulto che andremo a scegliere.

Quindi facciamo un po’ di chiarezza. 

Ciò che segue è una sintesi non solo della mia diretta esperienza con i cani liberi sul territorio, ma anche delle riflessioni e informazioni raccolte durante il progetto “ Randagio o libero?” , in cui siamo andati in giro per il mondo ( Egitto, Messico, Marocco, Sicilia, Puglia) a curiosare nella vita dei cani che vivono liberi ma anche di quelli nei canili.

Professionisti (e non solo) ci hanno raccontato della loro esperienza e abbiamo fatto importanti riflessioni sulle adozioni e sul concetto del “salvare”.

Abbiamo anche incontrato un’importante figura nel panorama cinofilo italiano, la dottoressa Elena Garoni, che ci ha spiegato sulla base dei suoi studi e della sua esperienza lavorativa che cosa può succedere ai cani liberi definiti” semi-selvatici” quando vengono catturati e portati al nord per essere adottati.

E da tutte queste persone, da diverse parti del mondo, e con diverse vite e conoscenze, ciò che è emerso combacia perfettamente in ciò che segue :

  1. È importante discriminare tra “randagi” e “liberi”. Ricordando che l’etimologia della parola “randagio” significa “ individuo che vaga senza una meta definita , indichiamo con “randagi” quei cani che hanno bisogno di aiuto ( malati o feriti, oppure cani abbandonati che chiaramente non hanno le risorse per vivere liberi sul territorio. Anche se alcuni cani, dopo un abbandono, hanno mostrato di essere in grado di crearsi una nuova vita. I “liberi” sono i semi- selvatici, cani che nel corso di diverse generazioni si sono inselvatichiti e temono l’uomo, che non possono più inserirsi in un contesto antropico,e non sono più geneticamente programmati per questo. La loro cattura è molto spesso una condanna a una vita da reclusi in qualche canile del nord o in qualche casa in cui la famiglia nonostante tutti i suoi sforzi per recuperarli non potrà mai arrivare oltre un certo punto e questo sarà causa di dolore e frustrazione per tutti. I cani liberi sono anche i cani di quartiere : cani liberi accuditi, molto socievoli , perfettamente inseriti in un contesto di paese o cittadino, le persone li conoscono, gli danno un nome , e offrono loro cibo, riparo, cure mediche. Questi cani vanno lasciati dove stanno perché fanno la miglior vita che si possa desiderare ! Libertà e accudimento! Cani padronali : sono cani con un proprietario ma che hanno la possibilità di spostarsi liberi sul territorio. In alcuni contesti sono dotati di collare.

  2. Non si prelevano cuccioli dal territorio, soprattutto se si mostrano timorosi dell’uomo. La mamma molto probabilmente è andata in giro a cercare cibo e al suo ritorno che cosa proverà quando non troverà più i suoi cuccioli ? Cuccioli che nel frattempo saranno chissà in quale casa o furgone per esser trasportati chissà dove privi della loro base sicura e dei loro punti di riferimento . Per esser magari inseriti in contesti assolutamente innaturali per loro e di cui saranno terrorizzati . Se troviamo dei cuccioli non precipitiamoci a volerli prelevare . Osserviamo, aspettiamo, facciamo sopralluoghi nei giorni a venire, chiediamo alle persone, chiediamo se qualcuno se ne sta prendendo cura ( questo vale per tutti i cani!). Perché , se per noi prelevarli significa metterli al sicuro, per loro potrebbe significare invece la fine di quella sicurezza che la propria famiglia e il contesto in cui vivevano rappresentava per loro.

  3. Bisogna fare attenzione per quanto riguarda il cibare i cani : non sempre è una buona idea e questo va valutato. A volte dare cibo in zone di passaggio, accanto a portoni di abitazioni, sul ciglio della strada può mettere in pericolo i cani e può inoltre renderli visibili, rischiando di innescare lamentele e segnalazioni da parte delle persone, che magari hanno paura o che sono infastidite dallo sporco. Il risultato è che cani che vivono pacificamente liberi vengano catturati e rinchiusi in canili da cui chissà se usciranno mai. Allora se proprio dobbiamo cibare meglio scegliere zone defilate, nascoste, nel bosco , nella campagna, lontano da zone frequentate. Inoltre fornire troppo cibo ai cani potrebbe renderli stanziali e quindi creare gruppi molto numerosi (e di conseguenza creare più fastidio alle persone ). Inoltre anche dal punto di vista della salute non è l’ideale riempirli fino a scoppiare, in alcune zone si vedono cani molto grassi che non hanno neanche più motivazioni per muoversi, avendo cibo a disposizione in abbondanza e magari essendo stati sterilizzati

  4. Per quanto riguarda la sterilizzazione: si inizia a osservare che la sterilizzazione a tappeto potrebbe non essere la soluzione. Sterilizzare tutti i cani a tappeto potrebbe creare un’alterazione dell’equilibrio della popolazione per cui, non essendoci più maschi interi su un territorio, potrebbe crearsi lo spazio per l’arrivo di altri cani provenienti da zone limitrofe. Nutrire e sterilizzare sono collegati. Se non cibassimo, non dovremmo sterilizzare, con tutta probabilità . Etologi come Roberto Bonanni, per esempio, lo sostengono da anni : la natura è perfetta così come è e i cani fanno tanti cuccioli proprio perché il tasso di sopravvivenza degli stessi è basso. Su una cucciolata di 10 forse ne sopravviveranno 2. A noi può sembrare crudele, ma questa è la natura ! Chi siamo noi per decidere che un’evoluzione che ha portato a tanta perfezione sia errata? E noi cosa facciamo ? “salviamo ”( molte volte purtroppo rapendoli letteralmente ) cuccioli, diamo cibo ai cani che inevitabilmente aumentano in numero e quindi dobbiamo sterilizzarli o rinchiuderli nei canili. O catturarli per portarli in adozione “ al nord”. Tutto questo è “naturale”? Che stiamo facendo a questi esseri ? Ma perché non stiamo solo umilmente in ascolto e perché non accettiamo il naturale evolversi delle cose ? Se non intervenissimo sui processi naturali non dovremmo neanche impazzire a catturare cani, sterilizzarli, spostarli ,cibarli , non avremmo canili pieni in tutta Italia e non rovineremmo delle vite. Che esisterebbero tranquillamente ( e sicuramente con tutto l’equilibrio che la natura sa creare) senza il nostro intervento.

  5. Smettiamo di pensare che tutti i cani abbiano bisogno dell’uomo per sopravvivere!!! Questa folle corsa al prelevare cani e portarli chissà dove è conseguenza anche del fatto che ragioniamo sulla base della nostra realtà per lo più da occidentali che “possiedono” cani domestici e non comprendiamo quante risorse i cani abbiano e quanto siano bravi a vivere senza di noi. Hanno alle spalle migliaia di anni di evoluzione, beh, forse sanno cavarsela… che ne dite ? Con questo non si è mai detto che non dobbiamo aiutare cani in difficoltà. Ma è proprio questo il punto : bisogna discriminare e conoscere quel determinato cane, capire come e dove vive, se è seguito da qualcuno e chiedersi se è felice li dove è anche se ci sono dei pericoli. Non tutti possono essere salvati e se iniziassimo a distinguere chi ha davvero bisogno di aiuto da chi non ne ha per niente ci sarebbero meno cani bisognosi in giro ( che a volte non vengono presi a scapito di altri catturati senza criterio), ci sarebbero meno cani rinchiusi nei canili, meno famiglie frustrate perché si ritrovano letteralmente un animale selvatico in casa, e più cani felici e liberi! La libertà… perché fa così paura ??? In fondo, noi vorremmo essere rinchiusi a vita in una stanza di cemento così da non rischiare incidenti o violenze?! Scegliereste una vita da reclusi o un giorno da liberi? Beh, io , per me stessa, non ho dubbi sulla risposta.

  6. La scelta sul “se prelevare un cane o meno dal territorio “dovrebbe essere fatta da professionisti, da educatori o istruttori cinofili che hanno studiato , che hanno ben chiare quali siano l’etologia e bisogni del cane.. supportati da persone che vivono sul territorio e conoscono personalmente quel cane perché lo hanno monitorato e ne conoscono abitudini, spostamenti, gruppo sociale di appartenenza. Non si possono catturare cani sul trasporto dell’onda emotiva animata da un pietismo che non ha senso di esistere, perché è solo un nostro filtro. Ripeto : il cane malato o ferito va aiutato. Ma i cani sani , che si muovono in libertà e con sicurezza non andrebbero mai toccati , ma seguiti e monitorati nel luogo in cui vivono. Penso che i cani dovrebbero essere dichiarati specie protetta e patrimonio dell’umanità! Rappresentano un tesoro inestimabile che va preservato, così come è e senza il nostro intervento.

  7. Si è ormai osservato che una particolare tipologia di cani, definiti “ semi-selvatici, o rinselvatichiti non potranno MAI adattarsi a una vita a contatto con l’uomo. A migliaia ne sono stati catturati dal territorio e i più sono stati destinati a vivere nel terrore, reclusi per sempre in gelide gabbie, privati della loro dignità e del diritto alla vita e, anche se adottati, destinati a una “non vita” e costringendo i volenterosi e poveri proprietari a rivoluzionare completamente la propria quotidianità, con enormi sacrifici e sofferenza.

  8. E’ importante il rapporto con la popolazione. I cani sono inseriti in un contesto sociale umano che va rispettato. E’ importante parlare con le persone, spiegare, fare cultura e coinvolgerle. Ogni religione e tradizione ha un proprio modo di vedere l’animale e va assolutamente rispettato.

  9. Prima di prelevare altri cani o cuccioli dal territorio pensiamo a svuotare i canili! Esistono canili da 400, 500, 1000 cani, stipati in gabbie da cui non escono MAI! Ma ve la immaginate una vita in un quadrato senza mai vedere la luce del sole o correre su un prato e isolati completamente dal mondo ? I cani sono animali sociali , una delle peggiori condanne per loro ( come per noi) è essere soli e privati di ciò che fa parte della loro essenza più profonda: le relazioni. Senza contare il loro bisogno di esplorare, conoscere, fare esperienze, sentirsi vivi. Esattamente come noi.

  10. Il canile: una realtà che dovrà scomparire. Come? Attraverso un modo “ consapevole “ di agire in canile, ma anche di scegliere un cane. L'obbiettivo del lavorare in canile, inoltre, non è solo quello di trovare una casa ai cani presenti, ma è anche quello di migliorare la loro quotidianità, tramite un processo di professionalizzazione del canile, che passi attraverso la collaborazione tra le figure operanti e un sostegno/appoggio del direttivo, ma anche puntando sulla diffusione di una corretta cultura cinofila tra la popolazione, partendo dalle scuole. In questo modo il canile non sarà più un punto di arrivo, ma un punto di rinascita.

  11. Rifugi di cani liberi e oasi canine: è auspicabile che questo sia il futuro. Non più canili fatti di gabbie, reclusione e privazioni, ma strutture in cui ogni cane abbia la possibilità di esprimersi , e tirare fuori le proprie potenzialità. Un luogo in cui il cane si mostri completamente per quello che è, perché si sente libero di farlo, perché si sente al sicuro, perché si sente compreso, accolto, e ha la possibilità di a soddisfare tutti i suoi bisogni, a partire da quello sociale per arrivare a quello auto-realizzativo. Le adozioni potranno essere così davvero consapevoli, perché le persone avranno modi, tempi e possibilità di conoscere il futuro componente della famiglia, scelta fatta non in base a un fattore estetico come purtroppo oggi succede la maggior parte delle volte attraverso gli annunci sul web, ma sulla base della sua reale personalità. In fondo non è così che scegliamo le persone che desideriamo al nostro fianco? Perché non dovremmo farlo con un cane ?

  12. La conoscenza della specifica personalità di quel cane non è necessaria soltanto per scegliere se spostarlo o no dal territorio , quindi nella prima fase del processo, ma anche per capire in quale contesto inserirlo, se città, campagna, se in una famiglia con bambini, se con persone un po’ più avanti con l’età, se inserirlo in una casa in cui è presente un altro cane, o altri animali, se c’è compatibilità con quello specifico cane già presente. Come noi , i cani hanno personalità ben definite e possono essere compatibili o meno a un determinato contesto e famiglia.

  13. Scegliere un compagno per la vita è una scelta importante che va fatta con responsabilità e affidandosi a professionisti che si sono dedicati per anni all’osservazione e al lavoro con i cani.

  14. Il randagismo non è un problema, è un fenomeno. I cani vivono liberi a fianco dell’uomo da migliaia di anni. Solo la nascita delle grandi città e l’urbanizzazione lo hanno fatto diventare un problema. Ma siamo noi ad aver invaso il loro spazio e averli rinchiusi o uccisi perchè scomodi in un mondo cosiddetto “ civilizzato”. Se ci pensiamo lo abbiamo fatto anche con gli indiani d’America , e con gli aborigeni in Australia, no? Nulla da stupirsi quindi.

  15. Il vero problema è la produzione incontrollata di cuccioli fatta da chiunque, senza regole e senza controlli. Ma soprattutto, spesso, purtroppo, senza alcuna consapevolezza. Non è continuando a prelevare cani che vivono sul territorio da migliaia di anni con estremo equilibrio che risolveremo il cosiddetto problema. Bisogna andare alla fonte, e come dice un mio caro amico, chiudere i rubinetti.

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Se dovessi esprimere il valore che c’è alla base di questo viaggio, potrei sintetizzarlo in una parola. 

CONSAPEVOLEZZA. 

Consapevolezza nella vita aiuta in generale, questo è certo, e soprattutto non può mancare quando si ha a che fare con altri esseri viventi. 

E’ nostro dovere e responsabilità conoscere, informarci, approfondire ed avere CONSAPEVOLEZZA di quello che stiamo facendo, perché lo stiamo facendo, a chi lo stiamo facendo. 

Senza la consapevolezza si rischia di fare dei grandi danni. Purtroppo. 

Senza conoscere chi è il cane in generale e chi è quello specifico individuo che abbiamo davanti, (come vive, a chi è legato, come si sposta, cosa gli piace fare, ecc), quindi senza riconoscere l’individualità del soggetto oltre alla sua etologia, rischiamo di allontanarci dalla meta.

Meta che credo sia, per tutti coloro che si avvicinano a questo mondo, quella di rispettarli il più possibile. 

Ciò significa, per me, lasciare loro la libertà di fare una vita dignitosa e trovare in qualche modo una soluzione a questi canili che sembrano affollarsi sempre più, invece che svuotarsi.